Mappe Standard introdotte da EASA per le aree di volo dei Droni

L'Agenzia europea dell'aviazione EASA ha recentemente reso disponibile un aggiornamento sulle normative europee per i droni. Ciò include uno standard per l'introduzione delle "zone geografiche" che dovrebbe garantire che ci sia finalmente una mappa dei droni univoca in tutta Europa.

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L’AMC and GM to Regulation (EU) 2019/947 introduce definitivamente il concetto di geofencing nei droni, a garanzia che un UAS non possa essere utilizzato in luoghi in cui è vietato volare, come vicino a un aeroporto, parchi naturali o strutture sensbili.

Per poter funzionare in maniera precisa, il geofencing si dovrà basare su una mappa digitale ufficiale alimentata dalle atuorità nazionali e Il sistema dovrà interviene in base alla posizione GPS del drone. Questo può avvenire al momento del decollo, ma anche durante il volo, qualora il drone dovesse entrare in una nofly zone.

Mappe UAS digitali obbligatorie

Ad oggi, il geofencing è stato integrato a discrezione dei vari produttori come ad esempio quello presente nelle applicazioni DJI, dove però le mappe purtroppo spesso non riportano le reali zone geografiche vietate (oppure anche l’esatto contrario!). Molti altri produttori di droni sul mercato hanno invece scelto di non integrare alcun geofencing a bordo, lasciando discrezionalità al pilota si decidere se alzare in volo il proprio UAS o meno.

Secondo il regolamento europeo, dal 1 Gennaio 2023, i nuovi con marchiatura obbligatoria a partire dalla C1, dovranno essere dotati di sistema geofencing di serie e i produttori dovranno assicurarsi che tali mappe vengano costantemente aggiornate automaticamente non appena c’è una connessione Internet attiva.

Per garantire che tutti i droni abbiano le stesse informazioni, si dovrà necessariamente lavorare su uno standard europeo per la mappe UAS. Solo quando sarà realmente disponibile un sistema unico, i droni saranno in grado di elaborare geozone come aeroporti e altre nofly zone in modo inequivocabile. Questo standard sarà importante anche per app di terze parti (come AirMap, Litchie, ecc…) poiché alla fine tutte le app di gestione del volo  dovranno visualizzare le nofly zone allo stesso modo, in modo tale che anche le persone senza conoscenza delle limitazioni sulle aree geografiche, comprendano la mappa e non possano utilizzare (di base) il drone dove non è consentito.

Per questo motivo, l’Agenzia europea dell’aviazione EASA, ha sviluppato uno standard per il trattamento uniforme delle “zone geografiche”: EUROCAE ED-269.

In futuro, gli Stati membri dovranno fornire, secondo questo standard, tutte le nofly zone e zone con altre restrizioni di volo (come l’altezza o gli orari di attivazione). Di conseguenza, tutti i droni con etichetta C1, C2 o C3, potranno attingere i dati dalla mappa digitale EASA,  e pubblicarla sulla propria APP, indipendentemente dalla marca o dal modello del drone.

Ciò significa che tutte le app ad un certo punto conterranno le stesse informazioni, che verranno visualizzate allo stesso modo. Potranno esserci lievi differenze di forma tra le app, ma la le dimensioni e le coordinate delle zone geografiche saranno visualizzate in modo univoco.

Lo standard riporterà le zone rappresentandole con i colori a cui i piloti sono in parte già abituati: aree rosse per zone vietate al volo (se non autorizzati), aree gialle per aree con limitazioni (ad es. aree di volo a quota più bassa), aree verdi per aree con riserva di spazio aereo (come campi volo, volo a vela, paracadutismo) e aree delimitate in blu che (in futuro) rappresenteranno la presenza di regioni U-space; oltre alle limitazioni durevoli, dovranno essere rappresentati anche i NOTAM, ovvero le limitazioni temporanee di determinate zone.

Verso l’U-Space

Si spera che la mappa digitale uniforme dei droni dell’UE chiarisca una volta per tutte la confusione su dove è possibile e non è possibile volare con il drone, soprattutto quando si operi in zone in cui vi è la presenza di un Parco, con regole di ingaggio che diventano veramente di difficile interpretazione. L’adozione dello standard EUROCAE ED-269 per la rappresentazione digitale delle geozone sarà un passo in avanti verso i futuri UAS marchiati Cx, che dovrebbero iniziare affacciarsi sul mercato a partire dagli ultimi mesi del 2022.

Naturalmente, l’elaborazione del sistema dipenderà molto dal coinvolgimento dei vari Stati membri che rimangono i responsabili della designazione delle geozone. Può darsi che vi siano profonde diversità da Stato a Stato per come verranno implementate le zone anche in base alla Privacy o alle leggi locali (come quelle sulla tutela ambientale), ma quantomeno si spera si arrivi ad un certo punto in cui si sia un’unica fonte in cui verificare le limitazioni.

Non è detto inoltre che la presenza di tanti attori costringa ad un certo punto EASA a far slittare l’adozione dello standard da inizio 2023 a data da destinarsi (2024?), ad onor del vero i tempi sono ormai stretti e nell’ultimo periodo ci si è mossi abbastanza lentamente.

Ad ogmi modo, al di là dei tempi d’attuazione, questo sistema rappresenterà anche un passo importante verso l’implementazione dello U-space, che fornisca in futuro ampie aree regolamentate sulla mappa europea per l’uso dei droni. Zone con costante monitoraggio e comunicazione con un U-space Service Provider (USSP) dei dati di volo, in modo che la posizione e la direzione dell’uas possano essere condivise con altri utenti dello spazio aereo che dovrà essere condiviso in maniera più sicura e meno restrittiva da tutti coloro che ne fruiranno.

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